Il 2017 apre il nuovo quadriennio olimpico, che si chiuderà con i Giochi di Tokyo 2020. Un appuntamento al quale il Giappone, padrone di casa, vuole farsi trovare pronto. A Rio de Janeiro la nazionale nipponica maschile è arrivata ultima, ma ha sorpreso gli appassionati con un gioco divertente e fuori dalle righe, mettendo in grossa difficoltà avversari molto più quotati come la Grecia, l’Australia e la stessa Serbia. I progressi della pallanuoto giapponese sono stati confermati dai Campionati Asiatici: la nazionale maschile ha conquistato l’oro, quella femminile l’argento ed entrambe saranno presenti ai prossimi Mondiali di Budapest. Dei progressi e degli obiettivi del Giappone abbiamo parlato con Akira Hara, il responsabile del comitato per la pallanuoto presso la Federazione nipponica (Jasf).
Mr. Hara, secondo noi il Giappone ha fatto una gran bella figura alle Olimpiadi di Rio de Janeiro: ha sì perso ogni partita, ma ha creato problemi anche ad avversari molto forti come Grecia o Serbia. È d’accordo?
A Rio siamo tornati alle Olimpiadi dopo 32 anni di assenza, mancavamo di esperienza e non siamo riusciti a vincere nessuna partita. Tuttavia siamo orgogliosi del fatto che il Giappone abbia mostrato le proprie capacità attraverso una tattica unica e che abbia giocato alla pari con i top team mondiali. Ora vorremmo capitalizzare l’esperienza acquisita in Brasile in modo da rendere più forte la nostra squadra in vista di Tokyo 2020.
Il Giappone ha giocato una pallanuoto rischiosa e spettacolare: pressing altissimo e intenso in difesa, molte controfughe e duelli uno-contro-uno, un gran numero di conclusioni effettuate nei primi secondi dei 30’’ di possesso. Questo gioco è stato una scelta tattica del c.t. Yoji Omoto o è il modo tipico dei giapponesi di giocare a pallanuoto?
È un sistema unico sviluppato nella Nazionale maschile chiamato “Pass-Line Defence” ed è stato inventato da Omoto, al fine di utilizzare appieno le caratteristiche dei giocatori giapponesi, fisicamente piccoli ma con grande rapidità e agilità. Il gruppo delle nazionali giovanili adotta lo stesso sistema di gioco. Per applicarlo, però, dobbiamo allenare i nostri giocatori perché abbiamo un eccezionale forma fisica e una comprensione molto buona degli schemi. Quindi non tutte le squadre in Giappone sono in grado di utilizzare questo sistema.
Il Giappone continuerà a giocare questo tipo di pallanuoto fino a Tokyo 2020 o proverà a passare ad un gioco “più europeo”?
In linea di principio manterremo il nostro gioco, ma va da sé che avremo ancora bisogno di migliorare alcuni dettagli.
Omoto rimarrà responsabile del Giappone squadra nazionale maschile? Dopo Rio alcune voci avevano avvicinato Ratko Rudic alla panchina nipponica.
Omoto è stato c.t. della Nazionale maschile anche ai Campionati Asiatici di Tokyo dello scorso novembre, in cui il Giappone ha vinto l’oro con gli uomini e l’argento con le donne, qualificando entrambe le squadre a Budapest 2017. Non abbiamo ancora stabilito i nostri piani dal 2017 in poi, ma in questo momento non abbiamo alcuna intenzione di ingaggiare un allenatore straniero per la Nazionale.
A Rio alcuni giocatori giapponesi come Takei, Okawa e Tanamura hanno fatto veramente bene. Qualcuno di loro verrà a giocare in Europa per migliorare, così come i giocatori brasiliani hanno fatto la scorsa stagione?
Il capitano e centroboa Shimizu e l’attaccante Arai stanno giocando nella Honved, nel campionato ungherese. Più avanti studieremo cosa fare per la stagione 2017/18.
Come funzionano i campionati giapponesi? Quante serie ci sono e quante squadre sono nelle massime divisioni (maschile e femminile)?
I nostri campionati principali sono la College League, i College Championships, i campionati nazionali, i campionati liceali, U17 e U15. La maggior parte dei tornei sono ad eliminazione diretta e solo la College League è organizzata come un campionato. I campionati maschili sono divisi in serie A, con 8 squadre, e B; per le donne c’è solo una categoria con le quattro squadre più importanti che competono tra di loro. Ci sono poi altre squadre di club che partecipano solitamente ai campionati nazionali. Riteniamo che lo sviluppo delle squadre e dei giocatori attraverso tornei e campionati sia molto importante anche per le nostre squadre nazionali.
I giocatori di pallanuoto sono pagati?
Ci sono casi diversi. Alcuni giocatori sono assunti dai nostri sponsor, ma in Giappone non c’è nessun giocatore professionista di pallanuoto in senso stretto.
Qual è la popolarità della pallanuoto presso l’opinione pubblica e i mass-media giapponesi?
Dopo che la Nazionale maschile s’è qualificata per Rio 2016 la riconoscibilità della pallanuoto ha iniziato ad essere maggiore. I nostri giocatori sono apparsi in tv e le partite più importanti delle Olimpiadi e dei Campionati Asiatici sono state trasmesse in diretta.
State lavorando per migliorare? In che modo?
Siamo in contatto con i mezzi di comunicazione e chiediamo più visibilità e una maggiore copertura della pallanuoto in vista di Tokyo 2020.
Cosa ne pensa delle regole sperimentali della Fina? Crede che possano aiutare la pallanuoto giapponese a progredire?
Pensiamo che la Fina stia cercando di rendere la pallanuoto meno statica e più dinamica. Da questo punto di vista, abbiamo paura che un campo più piccolo e una coppia di giocatori in meno possano incidere negativamente. Non crediamo che queste regole possano aiutare a migliorare la pallanuoto in Giappone.
Il team femminile del Cosenza è venuto in Giappone per allenarsi con alcune squadre locali e aiutarle a crescere. È un’idea della Federazione nipponica? Altri club europei verranno in Giappone nei prossimi 4 anni?
Quel common training è stato promosso dal Bourbon Water Polo Club di Kashiwazaki. La Federazione crede che la la collaborazione tra i team sia una buona strada per lo sviluppo della nostra pallanuoto.
Qual è il piano della Federazione per migliorare il livello delle squadre nazionali in vista delle prossime Olimpiadi?
Vorremmo continuare e rafforzare ulteriormente la collaborazione con le più importanti nazionali europee e con l’Australia, così come l’invio dei nostri giocatori in squadre di club straniere. Naturalmente proveremo a sviluppare i nostri giocatori anche attraverso i tornei nazionali.
Conosce l’HaBaWaBa International Festival? Ci sono club giapponesi interessati a mandare i loro bambini a partecipare al Festival? Potrebbe rappresentare una buona occasione per sviluppare la pallanuoto nel vostro paese.
Conosciamo l’HaBaWaBa come un ottimo torneo per lo sviluppo della pallanuoto giovanile. Allo stesso tempo, però, non è facile per i genitori giapponesi inviare i loro bambini a quell’età in Italia, dall’altra parte del mondo. Così in Giappone stiamo sviluppando “Aqua Game”, un torneo che è simile al Flippa Ball che si organizza in Nuova Zelanda.
Si ringrazia Katsumi Kuroda per l’aiuto nella realizzazione dell’intervista
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