Scepanovic Milos
Olimpiadi di Rio de Janeiro – Torneo maschile – Quarti di finale (orario italiano)
UNGHERIA-MONTENEGRO 11-13 d.t.r. (1-2, 2-3, 3-3, 3-1; 2-4 ai rigori)
Ungheria: V. Nagy, Zalanki, Manhercz 1, Erdelyi 3, Vamos 3, Hosnyanszky, Ad. Decker, Szivos, Da. Varga, De. Varga 2, Kis, Harai, At. Decker. All. Benedek
Montenegro: Scepanovic, Dr. Brguljan 2, Paskovic 1, A. Petrovic, Da. Brguljan, Radovic 1, M. Janovic 1, Cuckovic, Ivovic 3, Misic, Klikovac 1, Jokic, Radic. All. Gojkovic
Arbitri: Koganov (Aze) e Peila (Usa)
Note: sup. num. Ungheria 6/9, Montenegro 2/7. Sequenza rigori: Ivovic gol, Denes Varga gol, Radovic gol, Daniel Varga gol, Darko Brguljan gol, Vamos parato, M. Janovic fuori, Hosnyanszky parato, Paskovic gol
L’Ungheria è fuori dalla corsa per l’oro olimpico, eliminata da un Montenegro che in questo torneo tiene fede al soprannome dei suoi giocatori, Ajkula, gli squali: come un pescecane si nasconde in profondità per attaccare la preda all’improvviso, così la squadra diGojkovic ha giocato al risparmio nel girone, per poi sorprendere i magiari quando la posta in palio contava davvero. Successo meritato per il Montenegro, che ha giocato meglio degli avversari. Straordinario, a questo punto, lo score del piccolo paese adriatico ai Giochi: tre partecipazioni e tre volte in semifinale. L’obiettivo, adesso, è tornare a casa con una medaglia. Delude ancora, invece, l’Ungheria diBenedek, già eliminata dagli Ajkula nella semifinale degli ultimi Europei. Come a Londra 2012, ora dovrà giocare per il 5° posto, e per il c.t. sono già pronti i processi in patria. Gojkovic sorprende Benedek rispolverando la mossa vincente di Belgrado, ovvero una formazione priva di centro di ruolo, in cui i difensori hanno il compito di trascinare ai due metri i pesanti centroboa magiari. A fare la differenza in favore degli Ajkula, però, sono le parate di Scepanovic, punto di forza di una zona che lascia poco spazio ad Harai e Kis. A fare la differenza dovrebbero essere i tanti tiratori di Benedek, che non appaiono però in partita. Dall’altra parte della vasca, invece, si fanno sentire eccome i cecchini montenegrini: fantastico Ivovic, che prima segna il 2-1 da 6 metri raccogliendo al volo un primo tiro respinto dalla traversa, poi chiude il break con l’alzo e tiro del 4-1. Benedek prova a dare la scossa cambiando portiere, ma l’Ungheria chiude sul -2 la prima metà di gara e torna sotto di 3 in avvio di terzo quarto (6-3), colpita da Paskovic, completamente perso dai magiari dopo un blocco in entrata. Per fortuna degli ungheresi l’uomo in più continua a funzionare grazie a Vamos ed Erdelyi, mentre il Montenegro allenta la pressione sui centroboa avversari, incassando qualche espulsione di troppo. L’Ungheria riesce così a rosicchiare lo svantaggio e, dopo la doppia superiorità sprecata dal Montenegro per chiudere la partita, sul 9-8 opera l’aggancio: a firmare il 9-9 èDenes Varga, finalmente decisivo per la sua nazionale, con un tiro improvviso dagli 8 metri che sorprende Scepanovic e fa impazzire il pubblico sugli spalti. Il portiere si rifà dai 5 metri, parando i tiri di Vamos e Hosnyanszky, prima che Paskovic – da oggi ufficialmente al Brescia – trasformi il 5 metri della vittoria.
SERBIA-SPAGNA 10-7 (3-1, 4-2, 0-2, 3-2)
Serbia: B. Mitrovic, Mandic 4, Gocic, Randjelovic, M. Cuk 1, D. Pijetlovic, Nikic, Aleksic 1, Jaksic, F. Filipovic 2, Prlainovic, S. Mitrovic 2, G. Pijetlovic. All. Savic
Spagna: Lopez Pinedo, Munarriz 2, Roca, Alarcon, Molina 3, Minguell 1, Sziranyi 1, Español, Tahull, F. Fernandez, Mallarach, Echenique, I. Aguilar. All. G. Hernandez.
Arbitri: Flahive (Aus) e Koryzna (Pol)
Note: sup. num. Serbia 4/7, Spagna 5/13. Uscito 3 f. Aleksic nel IV quarto
Non è ancora l’imbattibile Serbia degli ultimi due anni, ma piccoli progressi permettono ai campioni d’Europa e del mondo di guadagnare l’accesso alla semifinale olimpica. La squadra di Savic elimina la Spagna perché ritrova un pizzico di solidità difensiva e tanto basta per domare un avversario a corto di soluzioni in avanti. La Roja, in sostanza, dipende da Molina ed Echenique: il primo è encomiabile per l’ostinazione e la classe con cui prova a tenere incollata la sua squadra ai serbi, il secondo si dimostra non in giornata, e così le speranze di Hernandez naufragano troppo presto. Aggiungete pure che, nella prima metà gara, la Serbia trova facilmente il gol dal perimetro: Mandic, un fantasma finora a Rio, esplode come una bomba con 3 gol di tecnica e potenza, ma una grossa mano ai Delfini la dà anche Lopez Pinedo, impreparato sulle conclusioni dalla lunga distanza dei serbi. Filipovic e compagni, senza strafare, ma affidandosi solo alle loro capacità balistiche, volano sul 7-3 al termine del secondo quarto, segnando ben 5 gol in parità numerica. I guai della Serbia, però, non sembrano ancora tutti risolti. In attacco la squadra di Savic resta prevedibile – compitino per Dusko Pijetlovic,Prlainovic ancora non pervenuto – mentre in difesa, specie con l’uomo in meno, non assomiglia al bunker invalicabile apprezzato a Kazan e Belgrado. Appena Lopez Pinedo infila quattro parate di fila, dunque, la Spagna torna sotto (7-5) e per due volte spreca la superiorità del -1. Errori gravi, perché dopo aver corso il pericolo la Serbia migliora la sua percentuale con l’uomo in più e per tre volte, con Mitrovic prima, Filipovic e Mandic poi, ribadisce il +3 che di fatto sega le gambe alla Roja. Alla squadra di Hernandez non resta che recriminare per i risultati folli dell’ultima giornata dei gironi, che l’hanno accoppiata all’avversario più difficile. La Serbia, invece, senza brillare si trova in semifinale e attende Grecia-Italia per conoscere il nome del suo avversario: chiunque passi, la sensazione è che giovedì non assisteremo a una gara scontata.
BRASILE-CROAZIA 6-10 (2-3, 1-4, 3-1, 0-2)
Brasile: Soro, Crivella, Franco, Ives Alonso, Salemi, B. Gomes 3, Delgado 1, Charuto 1, Rocha, Perrone, Grummy 1 (rig.), Vrlic, Antonelli. All. Rudic
Croazia: Bijac, Buric 1, A. Petkovic, Loncar, Jokovic 3, Bukic 1, Macan, Buslje 1, Sukno 1 (rig.), Krapic, Setka, J. Garcia 2, Pavic. All. Tucak
Arbitri: Alexandrescu (Rou) e Mercier (Fra)
Note: sup. num. Brasile 2/12, Croazia 7/9. Rigori: Brasile 1/3, Croazia 1/1. Uscito 3 f. Charuto nel III quarto. Espulso per brutalità Buric a 6’’ dalla fine del terzo quarto.
La Croazia non ha alcuna intenzione di mollare l’oro vinto a Londra 2012. È questo il segnale che la squadra di Tucak manda alle altre pretendenti con il successo sul Brasile. Una vittoria netta, maturata grazie ad una concretezza offensiva sconosciuta ai sudamericani e a una difesa monumentale, guidata da un Bijac semplicemente insuperabile. La Croazia non va in difficoltà neanche quando, nell’ultimo quarto, subisce l’espulsione per brutalità di Buric: una dimostrazione di forza che è un segnale per il Montenegro, avversario in semifinale. Rudic non riesce nel miracolo di portare il Brasile nella top 4 olimpica, ma la Seleçao esce tra gli applausi di un Olympic Aquatic Stadium assolutamente rapito dalla pallanuoto. Aver gettato i semi per lo sviluppo della waterpolo nel grande paese sudamericano è un merito del guru croato che la sconfitta di oggi non potrà cancellare. La partita si apre con una disattenzione che lascia campo alla controfuga di Charuto per l’1-0, ma poi la squadra di Tucak torna quadrata e lineare, specie in avanti, dove aspetta con pazienza che Loncar riesca a conquistare un’espulsione per poi sfruttare la superiorità numerica: perfetti i Barakuda in questa situazione di gioco, con un 5/5 che nella prima metà gara mina fortemente il morale dei brasiliani. In difesa, i croati faticano a contenere il solito Vrlic, ma hanno dalla loro Bijac che, con la gara di oggi, si candida al ruolo di miglior portiere dei Giochi. Il numero 13, preferito ancora una volta al capitano Pavic, para due rigori, il primo a Perrone, suo compagno di club nello Jug, sul punteggio di 1-1, il secondo a Bernardo Gomes, quando il tabellone dice 4-2 per la Croazia. Parate decisive, che permettono al team con la calottina a scacchi di scappare via fino al 7-3 con cui si arriva all’intervallo lungo. Nel terzo quarto i Barakuda sporcano la propria percentuale con l’uomo in più, ma non corrono pericoli, perché nel fondamentale il Brasile fa assai peggio, stoppato ripetutamente dal solito Bijac. La partita pare indirizzata verso un finale tranquillo per i croati, ma nell’ultimo minuto Gomes firma l’8-5 e, subito dopo, a 6’’ dalla fine del quarto, Buric reagisce con un pugno a gioco fermo a un colpo di Vrlic, che apparentemente cercava il pallone. È brutalità del difensore croato, che salterà la semifinale: il rigore trasformato da Grummy vale il -2 che infiamma l’Aquatic Stadium. Tutto fa pensare a 4’ di inferiorità complicati per la Croazia, e invece i Barakuda sfoderano un uomo in meno strepitoso, guidato dal solito Bijac, che manda in confusione totale la Seleçao. I brasiliani chiudono il periodo in superiorità addirittura sotto di 1-0, colpiti da Garcia, poi tocca all’altro mancino Jokovic affondare i residui sogni di gloria dei sudamericani con un alzo e tiro che fulmina Soro, protagonista di una gara opaca.