La situazione al termine della seconda fase è la seguente:
Gli azzurri, in virtù della splendida vittoria con l’URSS, comandano il gruppo finale con 2 punti, appaiati dalla Jugoslavia, vittoriosa sull’Ungheria per 2-1.
Ecco la situazione del Girone che assegna le medaglie all’alba delle 4 decisive gare:
Italia e Yugoslavia sono lanciate verso la medaglia più preziosa: il destino vuole che per entrambe la prima gara del girone finale sia proprio un campale scontro diretto.
Prima però …
Prima c’è URSS – Ungheria, la gara tra le sconfitte, che ovviamente non si danno per vinte perchè non tutto è ancora scritto. Non è tutto qui, perchè è anche la riedizione della gara giocata 4 anni prima a Melbourne, diventata tristemente famosa con il nome di “the bloodiest waterpolo match“. I russi presentano a Roma una squadra fortemente rinnovata, dall’età media simile a quella degli azzurri, se non fosse … se non fosse per quei due vecchietti, che a Melbourne nel 1956 c’erano:
Boris Goykhman, portiere, di anni 41. Già eletto migliore portiere del mondo a Helsinki nel 1952, è a Roma soprattutto per fare da chioccia al ventiduenne Gogoladze, non disdegnando di sostituirlo nelle gare più importanti, come quella contro gli azzurri.
P’et’re Mshvenieradze (31), leader e capitano della squadra, da poco neo papà per la seconda volta: pochi giorni prima delle Olimpiadi, il 12 agosto, arriva Georgy Kahaber Mshvenieradze, un giovanotto di cui sentiremo successivamente parlare con il nomignolo di “Misha“. Ma questa è un’altra storia. Quello che conta è la classe del giocatore, dentro e fuori il campo da gioco. E anche di questo avremo modo di parlare in futuro.
A fare da collante c’è Viktor Ageyev, età (24) in linea con il gruppo ma reduce da Melbourne 1956: una squadra costruita per vincere, dopo anni passati a studiare e rincorrere i maestri magiari, l’obiettivo è vincere l’oro, possibilmente battendo Gyarmati & co.
Gli ungheresi schierano un gruppo più esperto, anche per le cause già descritte. Si ritrovano in acqua per la rinnovata sfida con l’URSS protagonisti di livello assoluto quali:
Otto Boros, il portiere dell’oro olimpico di Melbourne. Ne vincerà un altro nel 1964 a Tokio. Otto è considerato da anni il portiere più forte in circolazione. Alto 1m86, dotato di grande elevazione e un’apertura alare tali per cui ha fama di uno che “oscura” il sole all’attaccante che gli arriva sotto porta. Grazie alle sue straordinarie qualità ha permesso a coach Béla Rajki
di impostare a Melbourne ’56 la prima difesa a zona mai vista nella pallanuoto, con un risultato impressionante: solo 4 gol subiti in 6 partite giocate!
- Lazlo Jeney, leggendario secondo portiere, alla sua quarta olimpiade e alla ricerca del terzo oro, dopo quelli vinti a Helsinki nel 1952 e a Melbourne nel 1956. A Londra nel 1948 fu argento, dietro ai nostri azzurri. Al termine delle Olimpiadi di Melbourne fu tra i pochi a dover rientrare in Ungheria, decisione presa dopo aver saputo che la moglie era incinta.
- Mihály Mayer, il roccioso ventiseienne che ha un merito su tutti, quello di aver rotto l’equilibrio nella finale del 1956 contro la Yugoslavia: è suo infatti il primo gol che aggiunto a quello successivo di Markovits, sigillano la vittoria magiara (2-1 il risultato finale).
- Kálmán Markovits, che come abbiamo detto lascia il segno nella finale del 1956, e uno altrettanto importante lo lascerà come tecnico tra Ungheria, Messico e Spagna.
- Gyorgy Karpati, che a Melbourne divenne con i suoi 17 anni il più giovane campione olimpico. Dotato di una straordinaria velocità e di un tiro pericolosissimo, segnerà anche lui la storia della pallanuoto mondiale, come Dezso Gyarmati.
Insieme a questi assi a dar battaglia c’è il colossale Zoltan Domotor, una vera forza della natura: domina l’area avversaria e segna a ripetizione. E’ lui l’arma in più dei magiari e lo sta dimostrando a suon di reti.
Non è della gara Ervin Zador, mai rientrato in Ungheria dopo Melbourne 1956, ed emigrato in U.S.A. Non giocherà mai più, ma inizierà ad allenare giovani nuotatori, tra cui un certo Mark Spitz, che qualcosina avrebbe fatto successivamente. Anche István Szivós, Sr. non è presente, per raggiunti limiti di età dopo una carriera straordinaria, suggellata da due ori e un argento olimpico.
Vincere per sperare – Entrambe devono vincere per continuare a lottare per l’oro, mentre un pareggio vanificherebbe la loro corsa. La gara è particolarmente seguita da tutti: tifosi, addetti ai lavori e … atleti italiani e yugoslavi, che giocano la gara successiva e confidano in un pari tra russi e magiari, una condizione che renderebbe il loro match una finale vera e propria perchè l’eventuale vincente conquisterebbe l’oro olimpico con una giornata d’anticipo.
L’ora della verità
URSS-Hungary 3-3 (1-1)
01.09.60
U. S. S. R. – L. Gogoladze, G. Chikvanaja, V. Kurennoy, A. Kartashev, Y. Grigorovskiy, P. Mshvenieradze,V. Semenov.
Hungary – O. Boros, I. Hevesi, M. Mayer, D. Gyarmati, T. Kanizsa, Z. Domotor, L. Felkai.
Referee – W. Goose (PBA).
Goals – First half: Domotor (UNG) 2’48” on penalty, Chikvanaja (URS) 8’10”.
Second half: Chikvanaja (URS) 3’51”, Domotor (UNG) 4’30”, Felkai (UNG) 6’55”, Mshvenieradze
(URS) 9’12”.
Temporary expulsions:- First half: Kanizsa (UNG) 6’31”. Second half: Felkai (UNG) 2’32”, Kartashev (URS) 3’13”, Gyarmati (UNG) 3’51”, Chikvanaja
(URS) 4’04”, Chikvanaja (URS) 8’17”, Domotor (UNG) 8’17”, Semenov (URS) 8’44”, Hevesi
(UNG) 8’44”, Mshvenieradze (URS) 9’34”.
E’ l’ora della verità, per tutti, dentro e fuori la vasca. L’incontro è durissimo, il belga Goose, che ha già arbitrato la difficile gara tra Italia e URSS, si ritrova a domare 14 leoni che in acqua non si fanno mancare niente: lo fa con autorità e subito, assegnando un rigore all’Ungheria che Domotor realizza. La partita sembra ora sotto controllo del fischietto e verso la fine del 1° tempo è il giovanissimo Givi Chikvanaia (21 anni, alla sua prima olimpiade), georgiano di nascita, a ristabilire la parità.
Con il recupero di metà gara i giocatori tornano in vasca con rinnovate energie, che si trasformano ben presto in agonismo: nell’arco di 1’30” Goose allontana Felkai (Hun), Kartashev (URS) e Gyarmati (Hun), ne esce per i sovietici una situazione di superiorità numerica particolarmente favorevole, un 5 contro 4 che Chikvanaia, ancora lui, trasforma, portando i suoi in vantaggio. Destino della sorte, è proprio Chikvanaia a dover lasciare il campo per un fallo da espulsione, e pochi attimi dopo Domotor impatta il risultato e la gara personale con il georgiano in fatto di realizzazioni.
Gli ungheresi si riprendono dopo l’uno-due subito a cavallo tra il primo e secondo tempo, e gradualmente prendono in mano il gioco, fino al 3-2 realizzato da Felkai, una rete che sembra diventare decisiva ogni secondo che passa. Il gioco si accende ulteriormente,Domotor e Chikvanaia passano dal duello a distanza a quello più … diretto, tanto che Goose deve allontanare entrambi quando mancano poco meno di 2′ al termine della sfida. L’intero Foro Italico è ipnotizzato da una gara dove tanto può ancora succedere, ed infatti accade: con i due giovani avversari ancora fuori a scontare la penalità, Goose interviene nuovamente appena 30″ dopo per allontanare un’altra coppia, Semenov (URS) e Hevesi (HUN). Manca poco più di 1′ alla fine e si gioca una strana partita, 5 contro 5, con spazi ancora più larghi e due avversari che si giocano tutto: gli ungheresi per agganciare il treno che potrebbe portarli all’oro olimpico, i russi che, sotto di 1, sanno che una volta rientrati in patria dovranno rendere conto a qualcosa che va oltre l’ambito sportivo, e non mollano: è così che il capitano, P’et’re Mshvenieradze, insacca il pari a 48″ dal termine.
Tutto da rifare: si torna a giocare in 7 contro 7 ed il pallino va in mano agli ungheresi, che si ribaltano in attacco, conquistano una superiorità per espulsione di P’et’re Mshvenieradze, che non riescono a concretizzare, tra la gioia dei tifosi e ovviamente dei giocatori italiani e yugoslavi, che vedono moltiplicare le loro chances di conquistare l’oro olimpico, e che si apprestano ad entrare in acqua.
Continua …