Francesco Di Fulvio
La perla del 9-9 con cui ieri il Settebello ha staccato il biglietto per la Super Final di World League (a proposito, rivedetela qui) è solo l’ultima delle giocate decisive che Francesco Di Fulvio ha compiuto in Nazionale negli ultimi mesi. Dai Mondiali di Kazan al pre-olimpico di Trieste, passando per gli Europei di Belgrado, l’Italia di Campagna ha cambiato uomini e giocato partite più o meno buone: il tratto comune, in questo lungo arco di tempo, è stata la continuità di prestazioni del 23enne pescarese della Pro Recco, capace di giocare come un veterano e di esprimere grande pallanuoto sia in difesa che in attacco. Abbiamo interrogato tre tecnici che lo hanno allenato in epoche diverse della sua giovane carriera – Marco D’Altrui, Nando Pesci e Sandro Bovo -, rivolgendo loro la stessa domanda: Di Fulvio è destinato a diventare un fuoriclasse?
Il parere di Marco D’Altrui
Marco D’Altrui, lei a Pescara ha allenato un Di Fulvio giovanissimo.
Era un Under 13 quando l’ho conosciuto, ma il talento era immediatamente riconoscibile. Francesco era sveglio e molto veloce nel nuoto, già allora. Inoltre era attento a quello che gli dicevo, educato e molto umile con i compagni e gli avversari, atteggiamento che ha ancora, per quanto ho potuto constatare quando l’ho rincontrato qui a Pescara.
Nel Settebello Di Fulvio pare completamente a suo agio.
Il fatto di aver giocato ad alto livello con il club gli ha dato sicurezza ed esperienza. Se diventerà un fuoriclasse mondiale? Le possibilità le ha e gli arrivano dal suo carattere: è uno che vuole migliorarsi.
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Il parere di Nando Pesci
Pesci, da c.t. dell’Italia giovanile ha potuto allenare Di Fulvio in un arco di tempo piuttosto lungo.
Il primo collegiale con Francesco è stato nel 2008 e l’anno dopo, a 16 anni, ha iniziato la sua attività internazionale. Rimasi colpito dalle sue giocate, aveva intuizioni individuali che ti lasciavano sconcertato, non te le aspettavi da un ragazzo di 15-16 anni. Poi si perdeva a volte, usciva fuori dalla partita, ma con una giocata sapeva mettere la squadra nelle condizioni migliori per poter attaccare e segnare. Anche in fase difensiva, aveva già da piccolo la capacità di rubare palla, grazie a delle ottime gambe.
Non la sorprende, dunque, vederlo giocare a quel livello con il Settebello.
No, ma mi meraviglia il fatto che a 23 anni sembra sia lui a prendere in mano il Settebello nelle situazioni più delicate. Negli ultimi mesi è stato determinante in diverse situazioni. È cresciuto notevolmente in personalità, allenandosi con altri campioni ha evidenziato le sue capacità naturali, che sono incredibili. Ha un grande futuro e potenzialmente è un fuoriclasse: è bravo, intelligente e viene da un’ottima famiglia che gli ricorda di tenere i piedi per terra. E poi è dotato di una grande determinazione. Durante la finale del Mondiale U20 a Szombathely, contro la Croazia, si infortunò a un dito, che si gonfiò parecchio. Volle tornare in acqua lo stesso: vincemmo 10-7 e lui segnò 3 gol.
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Il parere di Sandro Bovo
Bovo, lei ha allenato Di Fulvio solo una stagione a Brescia (2013/14): Di Fulvio arrivava dalla Florentia e l’anno dopo finì alla Pro Recco.
Brescia era una squadra superiore alla Florentia, all’inizio Francesco ebbe un po’ di difficoltà, ma poi il salto l’ha fatto. Non è facile passare da una squadra più debole, dove puoi prenderti certe libertà e forzare certi tiri, a una con obiettivi più importanti, in cui hai un minutaggio inferiore. Lui c’è riuscito e la sua progressione come giocatore è continuata alla Pro Recco. Lì lo spazio per gli italiani non è molto, ma Francesco è riuscito a ritagliarsene uno importante sia con Milanovic che con Pomilio. Questo dice molto delle sue qualità, e poi ha una grande personalità. A tal proposito ci sarebbe un aneddoto…
Ce lo racconti.
Era il periodo in cui la Pro Recco provava a prenderlo e io cercavo di convincerlo a restare a Brescia. Gli dissi che lì, in una squadra di grandi campioni, un giovane come lui avrebbe avuto poco spazio. Francesco mi rispose: ‘Voglio andare al Recco e fare il c… a quelli che giocano titolari’. Non va presa come una spacconata, Di Fulvio è uno umile, che sa stare in una squadra. Ma dice molto della sua determinazione, della sua voglia di migliorarsi. Tra l’altro è l’unico U20 che dopo aver vinto i Mondiali ha un posto fisso nel Settebello.
Sin da giovanissimo, Di Fulvio ha cambiato squadre e allenatori, passando da Pescara alla Vis Nova, poi alla Florentia, infine Brescia e Pro Recco. Pur non avendo avuto un’unica scuola di formazione, è comunque divenuto un gran giocatore.
La verità è che lui ha talento e chi ce l’ha cresce a una velocità diversa dagli altri, impara più in fretta. Prendete Molina: fino a 15 anni era a Ceuta, che pallanuotisticamente non è Belgrado, eppure è diventato presto un campione. Di Fulvio ha avuto tanti allenatori e tutti bravi, ma nella sua crescita c’è molto di suo. Giocando partite importanti può crescere ancora, per lui il meglio deve ancora venire. Se può diventare un fuoriclasse? Assolutamente sì.
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