C’è una squadra europea che sta marciando ad una velocità costante, e sempre ad altissimi ritmi. E’ una squadra che nelle ultime 4 manifestazioni internazionali ha conquistato altrettante 3 medaglie d’argento, agli Europei di Budapest nel 2014, ai Mondiali di Kazannel 2015, agli Europei di Belgrado nel 2016 ed 1 di bronzo, alla World League di Shangai nel 2015.
Una squadra che si candida tra le primissime protagoniste alle prossime Olimpiadi di Rio, dove cercherà di trasformare l’argento, finalmente, in oro.
Si tratta dell’Olanda femminile di Arno Havenga, ed in questa squadra troviamo una conoscenza della pallanuoto italiana, un tecnico giovane e preparato: si tratta di Gianluca Sattolo, anche lui protagonista in questa bella storia di pallanuoto. A Gianluca abbiamo posto alcune domande, alle quali ha risposto con la consueta disponibilità.
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Gianluca, raccontaci come è nata questa avventura.
Sono arrivato in Olanda nel 2013 per la curiosità di vedere un paese come questo e stanco del vizio del mondo pallanuotistico italiano di non mantenere le promesse, soprattutto economiche. Ho fatto un biglietto di sola andata e grazie a Alessandro Oliviero che mi ha aiutato nei contatti ho trovato un ingaggio come portiere nel De Ham, a 15 km da Amsterdam. Grazie a Mario Andolfi sono riuscito ad entrare in contatto con Mauro Maugeri, in quel momento tecnico della nazionale olandese, e nel novembre del 2013 ho avuto l’opportunità di operare come allenatore dei portieri. Purtroppo Mauro è stato licenziato il mese dopo: gli è subentrato l’attuale tecnicoArno Havenga, che mi ha proposto di restare nello staff come aiuto allenatore e come preparatore dei portieri. Ora mi occupo anche della preparazione dei portieri delle nazionali a partire dalla Under 15, inoltre sono il tecnico della squadra femminile del Den Ham.
Hai trovato difficoltà a passare dal ruolo di giocatore a quello di allenatore?
Credo si diventi allenatore già nella fase finale della carriera di giocatore, se hai sviluppato certe caratteristiche interiori, tra cui la visione di gioco e la capacità di analizzare il lavoro tecnico e atletico.
Personalmente quindi non ho trovato difficoltà di ruolo, quanto di contesto: è molto più complesso secondo me passare da una maschile ad una femminile, passando da un gioco più caratterizzato dalle qualità dei singoli ad un altro, più votato alla collaborazione di squadra.
Com’è la pallanuoto in Olanda?
Per quanto riguarda l’attività sella nazionale è molto dettagliata, c’è una cura e una ricerca della perfezione nei minimi dettagli, da quello tecnico a quello fisico, passando per quello psicologico. Le atlete vengono osservate con grande attenzione, sopratutto in questo periodo, a due passi dalle Olimpiadi. La differenza più grande tra Italia e Olanda, sempre per quanto riguarda la pallanuoto femminile, credo sia la possibilità di avere un maggiore dialogo, una maggiore disponibilità all’ascolto che credo sia importante, all’interno dei tecnici e tra tecnici e giocatrici. I ruoli sono messi quasi sullo stesso piano.
Giusto così? Non lo so, come sempre sono i risultati, meglio di me, a dire se questo sia un metodo migliore.
Parlaci del tuo rapporto con Arno Havenga.
Un rapporto sincero e diretto tra due persone intelligenti. Il primo ostacolo è stata la lingua, l’olandese è complesso, per cui parliamo in inglese, che è comunque un limite. E’ un tecnico molto preparato, credo abbia saputo rubare qualcosa anche da Mauro Maugeri, oltre che dalla propria esperienza da giocatore di alto livello. Rispetto ad allenatori più tecnici, penso a Mauro e a Pierluigi Formiconi, Arno cura di più il concetto di gioco di squadra, espresso anche fuori dall’acqua con il dialogo.
Le medaglie vinte negli ultimi 3 anni gli danno indubbiamente ragione.
State per affrontare il torneo preolimpico …
Siamo in un girone “buono”, nel senso che oltre alle gare difficili e fisiche come quelle che dovremo affrontare con Italia e Russia, le altre sono di un livello inferiore e pensiamo di avere la nostra chance per arrivare primi, per poi affrontare con buone probabilitàCanada o Grecia nel quarto di finale. Sarà un torneo in cui conterà molto l’aspetto “mentale”, su cui dobbiamo lavorare ancora, come dimostrano i recentissimi Europei, quando, partiti come squadra favorita abbiamo inanellato 8 vittorie consecutive, ma ci è mancato qualcosa nella finale: è quel qualcosa che stiamo cercando di individuare nei nostri prossimi meeting. Credo che l’Ungheria ci abbia battuti in finale perchè mentalmente più libere dalla pressione, una pressione che una grande squadra deve imparare a sopportare. i
Cosa prevedi per il tuo futuro?
Ho un contratto con il club e la federazione fino alle Olimpiadi di Rio. C’è la volontà da ambo le parti di prolungare questo sodalizio, ma sono nella condizione di valutare eventuali offerte con progettualità e obiettivi seri come quelli che sto vivendo.
Sono in un momento importante della mia carriera, in cui sto avendo la sensazione di fare progressi grazie anche all’esperienza vissuta accanto a tecnici come Formiconi, Mirarchi,Giannouris, Havenga, Maugeri, che mi stanno facendo maturare molto rapidamente. Sono certo che anche il fatto di aver smesso di giocare da 2 anni possa giocare a mio vantaggio: ho la possibilità di dirigere in uno sport di cui ho vissuto, in acqua, i grandi cambiamenti dell’ultimo decennio. Insomma, mi sento pronto per iniziare un mio programma in prima persona.