È ROMA, DUNQUE, LA PRIMA CITTÀ A CANDIDARSI PER OSPITARE LE OLIMPIADI ESTIVE IN PROGRAMMA NEL 2024. SE, DOPO OLTRE SESSANT’ANNI, I GIOCHI, IN VERSIONE “DIFFUSA”, TORNERANNO NEL BEL PAESE, CI SONO OTTIME POSSIBILITÀ CHE NAPOLI SIA LA SEDE DELLA PALLANUOTO. QUESTA, INFATTI, SEMBRA ESSERE L’INTENZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONI MALAGÒ, AFFASCINATO DALL’IDEA DI UNA PISCINA SUL LUNGOMARE.
Sebbene manchi ancora l’ufficialità, la candidatura dovrà essere formalizzata al Cio entro settembre 2015, le parole pronunciate dal Premier Matteo Renzi, nel corso della cerimonia “collari d’oro”, confermano una voce che girava già da qualche giorno: Roma si farà avanti per ospitare le Olimpiadi del 2024. Una notizia che riaccende il sogno di riportare i Giochi olimpici in Italia a distanza di 64 anni dall’edizione del 1960 e dopo la rinuncia del 2012 in merito a quella del 2020. In realtà, è l’intero paese a presentare la propria candidatura vista la decisione del Cio, presa con l’intento di ridurre i costi, di consentire lo svolgimento dei Giochi in due diverse città dello stesso paese.
Dalla Sardegna a Firenze, dunque, così come Napoli e Milano, diverse le città e regioni che potrebbero essere coinvolte. Il capoluogo campano sarebbe la sede del torneo di pallanuoto, almeno stando alle intenzioni del numero uno del Coni Giovanni Malagò. Quest’ultimo, infatti, ha rilanciato una vecchia idea partorita in origine da Franco Porzio, oro olimpico a Barcellona 1992, cioè quella di una piscina rimovibile da montare sul lungomare partenopeo. Una struttura, insomma, molto simile a quella dell’Arena del tennis che negli ultimi anni ha ospitato per ben due volte la Coppa Davis. Un’occasione d’oro, quindi, per Napoli, e non solo, visto che l’eventualità di ospitare una manifestazione del genere comporterebbe si tutta una serie di costi ma garantirebbe, al tempo stesso, posti di lavoro e potrebbe servire per rilanciare la situazione economica del nostro paese.
In attesa di conoscere quali saranno le altre candidate, si parla di Parigi e di una tra Berlino e Amburgo per quel che riguarda l’Europa, la notizia ha sollevato, insieme ad un diffuso ma moderato senso di euforia, anche le perplessità di chi legge in tutto questo un possibile spreco di denaro pubblico. Ora, senza entrare nel merito della discussione politica e senza voler fare da eco ai vari politici – più o meno onorevoli – che hanno voluto esprimere la propria idea sulla faccenda, ci sembra comunque giusto ricordare come il legame tra edilizia e politica (e sport) abbia, in più di una circostanza, ricevuto più fischi che applausi. Fischi, per usare un eufemismo e al tempo stesso un termine sportivo, anche se sono altre le parole adatte per descrivere i tanti scempi a cui abbiamo assistito in questi anni e le ultime notizie legate alla “Capitale” in senso lato.
Ci riferiamo, per esempio, allo “Stadio del Nuoto” di Tor Vergata, progetto iniziato e mai portato a termine, una struttura, o meglio uno scheletro, costato già 256 milioni di risorse pubbliche, che le ultime notizie vogliono destinato, almeno in parte, alla realizzazione di un giardino botanico. Come fare, poi, a non pensare al famigerato stadio “Delle Alpi” di Torino che, costruito in occasione dei mondiali di calcio del ’90, costò circa 226 miliardi di lire per poi essere demolito meno di venti anni dopo. Per inciso, va ricordato che nel bilancio di previsione di Palazzo Chigi, del 2011, una voce faceva riferimento ai mutui accesi con una legge del 1987 per costruire gli stadi del mondiale di calcio Italia 1990: 55 milioni di euro. Detto in altre parole, almeno fino a tre anni fa, i cittadini pagavano ancora per delle strutture costruite circa vent’anni prima. L’elenco sarebbe ancora lungo (Stadio San Paolo, Pala Argento..) e ci sarebbe ancora tanto da scrivere (e forse da indagare) sugli sprechi legati all’edilizia sportiva nel nostro paese ma non è questa la sede più opportuna per farlo e forse abbiamo già divagato troppo da quella che è la notizia principale.
Chiudiamo, dunque, augurandoci di rivedere tra dieci anni rivedere in Italia l’evento sportivo più importante del pianeta perché vorrà dire che tante cose nel nostro paese saranno cambiate o che forse, speriamo di no, non sarà cambiato proprio nulla…
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